“Dolci Ritualità”: l’antica ricetta delle iris con ricotta
Da sempre in Sicilia si succedono dei rituali come nella preparazione dei dolci che assumono un significato poiché carichi di simboli. Nel libro “Dolci Ritualità” l’autrice Sara Favarò ripercorre questi rituali spiegandocene il significato in maniera esemplare. Per concludere la ricetta dell’ iris fritta.
Dolci ritualità” è un testo che nasce dalla consapevolezza dell’autrice, Sara Favarò, dell’importanza che “le ritualità” della preparazione dei dolci nella tradizione siciliana, assumono grazie al loro ripetersi ciclico che contribuisce a dare equilibrio e senso alla vita. In Sicilia, infatti, più che altrove, ogni periodo dell’anno, ogni festa, ogni ricorrenza ha la propria pietanza tipica, soprattutto dolce. Sfogliando le pagine del libro abbiamo scoperto tante curiosità e l’antica ricetta delle iris fritte.
I dolci rappresentano essi stessi la “festa” e non solo perché la ritualità connessa alla loro preparazione è di per sé conviviale ma anche perché con i loro colori, rallegrano la tavola alla sola vista.
In Sicilia è usanza che si portino in dono dei dolci quando si è invitati a pranzare a casa d’altri e si dice che gli ospiti debbano essere “ costretti a bussare con i piedi” poiché si presume abbiano le mani impegnate dalle ”guantiere” di dolci, così chiamate perché, anticamente, questi vassoi si usavano per riporre i guanti.
Anche la prima volta in cui il fidanzato fa la cosiddetta “acchianata” ossia sale a casa della fidanzata per conoscere i genitori, è usanza che porti “le paste” ovvero dolci di ripieni di ogni sorta di farcitura per celebrare l’evento.
Per i siciliani ogni occasione è buona per mangiare dolci : cannoli, cassata, sfince ma anche iris, cartocci e genovesi. In ogni caso, si tratta di dolci di antica tradizione la cui ricetta viene conservata gelosamente e il cui rituale di preparazione rappresenta , di per sé, l’essenza della festa stessa. Si potrebbe definire una sorta di leopardiano “sabato del villaggio” in cui l’attesa e la preparazione al dì di festa rappresentano la ragion d’essere della festa stessa.
Non meno importanti e degne di nota, sono le forme dei dolci alle quali, l’autrice fa ampio riferimento.
Il riferimento fallico delle forme allungate è evidente così come la rotondità che rappresenta il grembo femminile fecondato. Esempio del primo è cannolo, simbolo fallico per antonomasia, nonostante questo dolce sia nato all’interno dei conventi o, forse, maliziosamente potremmo dire proprio per questo, mentre tornando alla pienezza e alla femminilità del grembo materno, troviamo l’avvolgente morbidezza di cartocci e iris. In entrambi i casi si tratta di due tipici dolci palermitani che fanno parte della schiera delle bontà da rosticceria siciliana. Il felice incontro fra la pasta sofficissima fritta spolverizzata di zucchero , la crema di ricotta vellutata e le gocce di cioccolato rendono questa squisita “bomba calorica” uno dei capisaldi della rosticceria palermitana.
Come di consueto, laddove ne aveste voglia, potreste provare a preparale in casa con l’antica ricetta direttamente tratta dal libro “Dolci Ritualità”. Qui invece troverete la versione “moderna” della ricetta delle iris dolci con ricotta.
Iris con ricotta
(antica ricetta )
Ingredienti
4 panini formato “rosette”
250 gr.di ricotta
150 gr.di zucchero
gocce di cioccolato
1 uovo
farina
pangrattato
sale
olio di semi per friggere
Togliete la parte centrale delle rosette e conservatela. Scavatele all’interno attraverso il foro così creato e ammorbiditele nel latte zuccherato. Lavorate la ricotta con lo zucchero fino ad ottenere una consistenza vellutata. Riempite i panini svuotati con la crema di ricotta aiutandovi con una siringa a bocca larga attraverso il foro. Chiudete il foro con il “tappo” che avete conservato e passatele nella farina, poi nelle uova che avrete sbattuto in precedenza con un pizzico di sale, ( oppure in una lega di farina e acqua) poi nel pangrattato ed infine friggetele in olio bollente fin quando non sono dorate. Lasciatele “riposare” su carta assorbente. Servite tiepide.