“La poltrona di Maria Carolina e il gelo di mellone”: un intrigante intreccio di racconti e ricette
“La regina si era incantata davanti al tenero tremolio del gelo nel quale affogavano pistacchi , scaglie di cioccolato e gelsomini. Aveva afferrato un fiore tra l’indice e il pollice e lo aveva annusato a lungo, inebriandosi e rincorrendo altri profumi – di alcova avevano malignato i presenti – poi lo aveva portato alla bocca regale e lo aveva assaporato lentamente, gli occhi socchiusi sotto gli sguardi incantati degli aristocratici palermitani che avrebbero venduto l’anima al diavolo per un suo sorriso. <<Superbe! Superbe ! >>, aveva esclamato con voluttà Maria Carolina , porgendo il piatto vuoto: <<Je vous en prie…>>. E tutti si erano dati da fare per servigliene ancora”.
Questa descrizione è tratta dal libro “La poltrona di Maria Carolina e il gelo di mellone” in cui le autrici Licia Cardillo di Prima ed Elvira Romeo si cimentano, la prima per la parte narrativa, la seconda per quella gastronomica, nella difficile arte di integrare la parola scritta con ingredienti e ricette, ottenendo una “prelibatezza letteraria” i cui ingredienti sono ben assemblati e i sapori perfettamente equilibrati. Il denominatore comune ai racconti e alle ricette è la sicilianità descritta con garbato realismo che intride le pagine del libro di ricordi e profumi in grado di fare compiere al lettore un viaggio suggestivo nella tradizione siciliana.
La poltrona di Maria Carolina era detta così perché nel settembre 1799 aveva avuto il raro privilegio di accogliere il fondoschiena della regina, moglie di re Ferdinando di Borbone.
Quella poltrona, imbottita di pelo di capra per la prima “ impiomazzata”, era stata rivestita di seta gialla e i braccioli dipinti d’oro. Ora dal tessuto sbiadito e liso occhieggiava il pelo di capra giallastro come la parrucca stinta di una vecchia dama. Ma, nonostante le condizioni il barone la trattava come una reliquia guardandosi bene dal farla restaurare. Anzi era orgoglioso di mostrarla ai suoi ospiti, così com’era, con l’alone che vi aveva lasciato il gelo di mellone profumato alla cannella che era sfuggito alla crostata e al cucchiaio della sovrana.
I racconti narrati nel libro sono accomunati dalla presenza di questa poltrona che, per ciascuno dei protagonisti assume un valore ed un significato diverso in base al proprio vissuto , inserendosi perfettamente in un contesto di vita quotidiana in cui il tempo viene scandito anche dal cibo e dalla preparazione dei pasti seguendo le ricette della tradizione siciliana descritte nel libro con in maniera puntuale e meticolosa.Tra le tante, di seguito, riportiamo quella della crostata del gelo di mellone, in omaggio alla regina Maria Carolina che se ne innamorò gustandola.
Crostata al gelo di mellone
Certo che se uno dice Crostata al gelo di anguria un siciliano doc “non ci prova piacere”, perché si deve dire Crostata al gelo di mellone (con due elle). E’ un fatto genetico, c”è poco da fare: alcune cose sono così.
Ingredienti
- 400 gr. di farina
- 200 gr. di zucchero
- 200 gr. margarina
- 2 uova galline allevate a terra
- 1 pizzico di sale
Per il gelo di mellone : 1 lt. di succo di anguria, 80 gr. di zucchero, 80 gr. di amido, gocce di cioccolato fondente, pistacchi tritati, fiori di gelsomino.
Instruzioni
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Lavate i gelsomini e metteteli a bollire in poca acqua quindi fate raffreddare.Impastate la farina con lo zucchero semolato, (le uova) , la margarina e un pizzico di sale. Appena l’impasto sarà omogeneo, ricopritelo con una pellicola trasparente e ponetelo in frigo per circa mezz’ora . Intanto setacciate la polpa di anguria, unite lo zucchero, l’amido e l’infuso di gelsomino, mescolate e fate addensare. Stendete la pasta frolla in due sfoglie. Con la prima , foderate il fondo e i bordi di una teglia imburrata e infarinata. Spargete le gocce di cioccolato e versate il gelo ancora caldo e ricoprite con l’altra sfoglia. Sigillate i bordi e infornate a 180° per quaranta minuti circa. Lasciate intiepidire, spolverizzatelo di zucchero a velo, pistacchi e fiori di gelsomino fresco.